Sicilia

Au revoir… Bienvenidos

Via gli Angiò, la Sicilia non ci sta

… Uno Francesco per suo orgoglio prese una donna di Palermo per farle villania: ella cominciando a gridare, e la gente era tenera, e già tutto il popolo commosso contro i Franceschi, per i famigliari de’ baroni dell’isola si cominciò a difendere la donna, onde nacque grande battaglia tra Franceschi e Ciciliani e furonne morti e feriti…

Così racconta Giovanni Villani, cronista guelfo, nel VII libro della sua “Cronica” per descrivere il casus belli dell’insurrezione del lunedì di Pasqua del 1282 a Palermo contro gli Angioini.

Ma cosa aveva generato veramente il malcontento?

Certamente lo sfruttamento delle masse e l’eccessivo fiscalismo dei Francesi avevano messo in ginocchio l’isola, che rimpiangeva Federico II di Svevia. L’estrema ambizione di Carlo d’Angiò, inoltre, diventava molto pericolosa anche per il Papa Clemente IV, che gli aveva offerto il Regno di Sicilia contro Manfredi, e la sua decisione di spostare la capitale da Palermo a Napoli aumentò notevolmente la delusione dei Siciliani, che iniziarono un violento moto insurrezionale.

Incoraggiarono la rivolta le istanze antiangioine di Pietro III, marito della figlia di Manfredi e della Curia pontificia, dal momento che Carlo d’Angiò non aveva mantenuto la promessa di non intervenire nell’Italia centrale e settentrionale e certamente anche del basileus di Costantinopoli.

I ribelli chiesero aiuto prima al Papa, ma questo era stato eletto da cardinali francesi e non poté fare nulla. Carlo ebbe il consenso di domare la rivolta: inviò un esercito esageratamente numeroso perché sbarcasse a Messina, che grazie a Ruggero di Lauria riuscì a resistere a lungo. Poi fu chiesto a Pietro il Grande d’Aragona, marito di Costanza, di ristabilire l’equilibrio, in cambio gli fu offerta la corona del Regno. Pietro si stava dirigendo in Tunisia, non pensò due volte prima di cambiare rotta su Trapani, e incoronarsi Re di Sicilia.

Carlo esortava il Papa di scomunicare Pietro e gli insorti, la situazione non cambiò particolarmente. Decise di agire secondo il vecchio codice della cavalleria: risolvere tutto con un duello come se questa potesse essere considerata una faccenda personale da discutere faccia a faccia, e il regno di Sicilia il premio. Pietro accettò. L’incontro doveva svolgersi a Bordeaux. Il francese si presentò, Pietro no, intuì che il nemico gli stesse tendendo un tranello. Si crearono due pareri contrastanti: il Papa supportava Carlo, Dante Pietro. Dopo questo fatto vi fu una vera e propria battaglia.

L’anno seguente nella baia di Napoli la squadra aragonese fece un agguato agli Angioini, furono sconfitti. Subito dopo morirono entrambi i sovrani; a Carlo succedette Carlo II, a Pietro i due figli Alfonso si tenne il regno di Aragona, Giacomo divenne Re di Sicilia, il primogenito decise di fare la trattativa di Anagni con gli Angioini con lo scopo di avere indietro la Sicilia, alle spalle del fratello. Alla morte di Alfonso, Giacomo ereditò anche il regno di Aragona e comprese i motivi per cui voleva rendere la Sicilia agli Angiò, dunque concluse la trattativa, anche grazie alla tenacia diplomatica di Papa Bonifacio VIII. Rese agli Angiò la Sicilia, la Sardegna e la Corsica e prese in sposa la figlia di Carlo. I Siciliani dissentirono, la corona andò Federico, il terzogenito degli Aragonesi, che si fece chiamare Federico III (probabilmente in continuità imperiale con gli svevi), e il comando delle forze armate fu dato a Ruggero di Lauria. In uno scontro navale nelle coste calabresi Ruggero saltò su una nave angioina per condurla contro i suoi. Nello scontro morirono seimila siciliani senza sapere chi fosse il nemico o l’alleato.

Per un paio di anni i fratelli combatterono, si giunse finalmente la pace di Caltabellotta, firmata nell’Agosto del 1302 a Caltabellotta, località vicino Sciacca.

Gli obiettivi della pace erano, definire i limiti territoriali di Angioini e Aragonesi, Federico divenne Re assoluto di Trinacria, a patto che alla sua morte il Regno sarebbe tornato agli Angioini. Patto che in futuro non sarà rispettato. Un altro intento era quello di liberare Filippo II d’Angiò detenuto a Cefalù. La più importante conseguenza della pace di Caltabellotta fu la nascita effettiva del regno di Napoli, che rimarrà sotto egemonia angioina fino a quando Alfonso V d’Aragona riuscirà a ottenere il regno nel 1442.

Paola Nunzio

Sono Paola. Sono come il mare: quiete e tempesta. Amo la vita e i suoi colori. Mi occupo della sezione Sicilia perché amo la nostra cultura, le nostre tradizioni, la nostra storia, i nostri sapori. Adoro pensare che in questo blog siamo tutti come tessere di un puzzle: il più bello perché lo costruiremo insieme.

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