Cinema

Nuove prospettive per un mestiere a rischio

Giornalismo e critica hanno davvero la strada spianata per il futuro?

Il mestiere del giornalista nella realtà odierna è stato al centro dell’incontro “Il giornalismo che verrà”, rientrante nel programma di eventi della 67ma edizione del “Taormina Film Fest”. Tra gli interlocutori, Giorgio Romeo, direttore di Sicilian Post, Ornella Sgroi, critica e giornalista cinematografica e i direttori della ormai più che nota Kermesse cinematografica.

Alla base del dibattito il seguente interrogativo: esiste davvero un futuro per il giornalismo e la critica cinematografica? Il primo dei problemi risiede nella poca dignità data al lavoro del critico. Dignità, ulteriormente, messa in discussione negli ultimi anni dall’avvento della tecnologia nel mondo del cinema.

Un critico può essere definito tale quando ha: la passione, la competenza, la capacità di fare proprio un interesse collettivo. La critica deve diventare, infatti, acquisizione collettiva. Non è un lavoro semplice, richiede molta esperienza e capacità di stabilire se ciò che si sta guardando merita attenzione oppure no.

Quindi se un film ha un budget enorme, perché la critica non può essere retribuita allo stesso modo?

Torniamo, un attimo, indietro nel tempo. Negli anni ’50 il critico era una figura marginale e di poco conto. Negli anni successivi fino al 2000 si è registrato un vero e proprio boom nel settore. Il critico è divenuto una persona importante, fino ad arrivare ai nostri giorni dove ha perso gran parte della sua rilevanza. L’industria dell’editoria negli ultimi anni è sempre meno florida: si è creata una vera e propria spaccatura salariale tra le vecchie generazioni di giornalisti/critici e le nuove generazioni che vengono retribuite molto meno di quelle precedenti.

C’è chi sostiene che alla base della crisi della critica cinematografica ci sia il quasi assente rapporto tra lettore e critico. La critica fornisce gli strumenti di accesso e le diverse chiavi di lettura di un’opera e il lettore, solo dopo aver analizzato l’opera attraverso le diverse strade mostrategli dal critico, può esprimere la propria opinione. C’è chi crede, invece, che il cancro della critica siano proprio i fruitori, gli opinionisti, che pretendono di avere il diritto di opinione, e non hanno rispetto per le competenze. Si è perso il senso catartico dell’annichilimento davanti all’opinione altrui. La classe dirigente ha perso la sua centralità.

Un altro problema sono sicuramente i click, che non garantiscono la qualità dell’articolo, e, dunque, una lettura analitica del pezzo; sono solo numeri, like, visite. Ad aggravare la crisi concorrono oggi diversi fattori: il tentativo di “digitalizzare” il critico (ad esempio Netflix inserisce la visione casuale che segue un algoritmo); il poco spazio concesso sui giornali; il moltiplicarsi della produzione audiovisiva, la necessità di dover prevedere l’interesse del borghese. Tutti questi fattori stanno a dimostrare quanto oggi, a differenza di anni fa, sia difficile intraprendere la carriera di giornalista o critico, piuttosto che di produttore, sceneggiatore.

Possono, quindi, i giovani intraprendere la carriera di critico o di giornalista? Di certo l’iter per diventare qualcuno in questo mondo non è per niente semplice. Bisogna iniziare con una buona “gavetta”, “farsi le ossa” e mettersi alla prova, senza mai farsi tentare dal “ti faccio scrivere ma gratis per fare esperienza”, perché nella maggior parte dei casi si pubblicano pezzi di pessima scrittura e si aumenta la vanità dello scrittore. Costruirsi giorno dopo giorno, fino a quando maturati, si inizia ad affermare la propria autorevolezza.

Il direttore del Sicilian Post, Romeo aggiunge che oltre al saper scrivere bene è importante trovare un modo per sostenere il progetto e mandarlo avanti, saper studiare un modo per raggiungere l’equilibrio. I giovani devono avere una percezione della realtà giornalistica vera ma che tenda verso una possibilità altra. Scherzosamente, potremmo dire che i giovani oggi dovrebbero coalizzarsi e distruggere le vecchie generazioni giornalistiche. Ciò, però, non significa che il giornalismo del futuro dovrà essere un totale annullamento di ciò che è già stato fatto, bensì una progressiva ricostruzione.

Paola Nunzio

Sono Paola. Sono come il mare: quiete e tempesta. Amo la vita e i suoi colori. Mi occupo della sezione Sicilia perché amo la nostra cultura, le nostre tradizioni, la nostra storia, i nostri sapori. Adoro pensare che in questo blog siamo tutti come tessere di un puzzle: il più bello perché lo costruiremo insieme.

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