Italiano

L’italiano che ci piace

Un modo alternativo per imparare e divertirsi, cantando le nostre canzoni preferite

Oggi, cari lettori, vi presento qualcosa un po’ “fuori dagli schemi”. Attraverso le strofe di alcune celebri canzoni, andremo ad analizzare la struttura di ogni verso per arrivare così alla consapevolezza di quanto sia importante studiare e conoscere, a fondo, la nostra lingua italiana ed essere in grado di “giocare” con quest’ultima sfruttandone tutte le potenzialità.

Prima di ogni cosa, andiamo a rivedere, rapidamente, cosa sono le figure retoriche:

“Le figure retoriche sono forme linguistiche espressive nelle quali le parole non sono usate nel loro senso e valore letterale e abituale oppure sono usate in senso letterale ma combinate in maniera tale da produrre determinati e voluti effetti precisi”.

Entriamo, dunque, nel clou dell’argomento.

La prima canzone che andremo ad analizzare è scritta da Fasma e si intitola “Indelebile”.

La strofa recita:

Non dire mi scordi e ti scordi di noi
che non ti ricordi, ricordi di noi
che siamo distanti e diversi
gli opposti perfetti di quello che vuoi
Sei indelebile come l’inchiostro che ho sulla pelle
indelebile come la vita che prende a sberle come quando una ferita non si chiude col tempo

Le due parole evidenziate ( scordi- scordi, ricordi- ricordi, noi-noi) sono delle ripetizioni, vale a dire successioni di parole o espressioni uguali.
Le altre due ( opposti-perfetti) formano un ossimoro, che consiste nell’accostare, nella stessa locuzione, parole che esprimono concetti contrari.
Troviamo anche diverse similitudini introdotte dai nessi “come”.

Infine, troviamo anche una personificazione ( prende a sberle). Quest’ultima è una figura retorica che consiste nell’ attribuzione di comportamenti, pensieri, tratti fisici, psicologici e comportamentali umani a qualsiasi cosa che non sia umana, si tratti di un animale, un oggetto o persino un concetto astratto.

La seconda canzone che ho scelto è di Jovanotti e si intitola “Le tasche vuote”.

Sono solo stasera senza di te

Troviamo un’alliterazione, cioè la ripetizione dello stesso suono (s in questo caso) in parole presenti all’interno dello stesso verso.

Un’altra canzone molto conosciuta soprattutto dai giovani è intitolata “Rossetto” del celebre cantante Random.

E quel rossetto rosso sangue sfiora le tue labbra.

Qui troviamo l’alliterazione che abbiamo visto anche prima, data dalla ripetizione della consonante s.
Troviamo anche una metafora ( rosso sangue).

Adesso analizziamo la canzone di Noemi “Bagnati dal sole” che nel titolo stesso racchiude un’ossimoro, vale a dire troviamo nella stessa locuzione due parole (bagnati- sole) che esprimono un concetto contrario. Solitamente si è bagnati dalla pioggia e non dai raggi del sole.

In ultimo, passiamo ad analizzare un’altra canzone intitolata “Il bacio di Klimt” di Emanuele Aloia.

Per te giuro ho sceso forse un milione di scale

Questa è un’iperbole cioè una figura retorica che consiste nell’esagerazione, per eccesso o per difetto, del significato di un’espressione; lo scopo è quello di aumentarne, per contrasto, la sua credibilità.
Oltre alla figura retorica riscontrata, c’è da sapere che questa strofa è stata presa da Montale, poeta che in una sua celebre lirica dedicata alla moglie scrisse: “Ho sceso , dandoti il braccio, almeno un milione di scale

Queste semplici strofe ci dimostrano che anche i grandi artisti per poter scrivere i loro testi hanno prestato attenzione alla lingua italiana, hanno “giocato” con le figure retoriche per poter veicolare, in maniera efficace, i propri concetti.

Basta una parola all’interno di un verso, un suono specifico per costruire, come per magia, un brano destinato al successo, un “tormentone” che non finiremo mai di cantare.

Lucia Lasciato

Sono Lucia, adoro leggere, viaggiare, ascoltare musica e suonare il mio amato violino. Scrivere è sempre stata la mia più grande passione perché è un modo per esprimermi e farmi capire più a fondo dagli altri. Mi piace andare alla ricerca di tutto ciò che di più puro e vero si nasconde dietro le maschere che ogni giorno indossiamo per non fare trasparire le nostre debolezze e fragilità. Eppure, se ci pensiamo bene sono proprio quelle che ci rendono unici ed insostituibili.

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