Attualità

NO ai manganelli contro la libertà di pensiero

Interrogativi su potere e limiti delle forze dell’ordine

Le manifestazioni sono, spesso, lo specchio delle tensioni e delle disuguaglianze presenti nella società.
Ci offrono un’occasione per analizzare il comportamento delle forze dell’ordine e interrogarci sul potere che esse esercitano. Ci esortano a chiederci: fino a che punto questo potere è lecito?

Negli ultimi decenni, due eventi, ad esempio, hanno catturato l’attenzione mondiale proprio per le reazioni delle forze dell’ordine: le manifestazioni pro Palestina avvenute recentemente e il summit del G8 a Genova nel 2001.

Le manifestazioni a sostegno del popolo palestinese scaturiscono, spesso, da un profondo sentimento di solidarietà e indignazione verso le violazioni dei diritti umani perpetrate in quelle terre, scenario di guerra. La risposta delle forze dell’ordine, tuttavia, a tali manifestazioni è stata variegata nelle diverse parti del mondo.
In alcuni casi, le forze dell’ordine hanno agito con moderazione, garantendo il diritto alla libertà di espressione e riunione. In altri contesti, invece, le manifestazioni sono state represse con una durezza eccessiva, con un ricorso indiscriminato alla violenza e un uso eccessivo della forza, come si è verificato nei giorni scorsi a Pisa ma non solo.

Come non ricordare, a tal proposito, il summit del G8 a Genova ? Un evento segnato anch’esso da proteste violente da parte di migliaia di manifestanti, che contestavano le politiche economiche globali e chiedevano una maggiore giustizia sociale. Le forze dell’ordine, in questo caso, hanno risposto con una reazione estremamente aggressiva, utilizzando gas lacrimogeni, manganelli e mettendo in atto arresti di massa.

Le immagini di violenze e abusi da parte delle forze dell’ordine hanno suscitato indignazione a livello internazionale e sollevato innumerevoli domande sulla legittimità del loro comportamento. Domande che gli ultimi eventi di Pisa riaccendono inesorabilmente.

E non è forse una coincidenza che il Questore di Pisa in carica, Sebastiano Salvo, sia lo stesso che nel 2001 ricopriva a Genova l’incarico di Vicequestore con delega all’ordine pubblico? Ad onore di cronaca, però, è doveroso ricordare che Salvo non fu mai sfiorato da inchieste legate alle violenze del G8.

Di fronte a questi brutali esempi di violenza, la domanda che si pone, dunque, è la seguente: come è possibile non oltrepassare quella linea sottile che distingue il mantenere l’ordine dal reprimere, con forza, le proteste? È fondamentale che le forze dell’ordine siano soggette a un rigoroso controllo e ad un’adeguata formazione per garantire che il loro operato sia conforme ai principi democratici e rispettoso dei diritti umani. Non possono esercitare, in maniera indiscriminata, il proprio potere. L’esercizio delle proprie funzioni deve rimanere, sempre, nel quadro della legalità e del rispetto dei diritti umani.

Un principio fondamentale, considerando anche il fatto che, in queste proteste, spesso sono coinvolti i giovani che scendono in piazza perché credono nei loro sogni, perché sperano, ancora, in un domani migliore, perché difendono i valori secondo cui sono stati cresciuti ed educati.

Non possono essere feriti o uccisi, brutalmente, per aver dato voce alla propria libertà di espressione.

Come ha egregiamente sottolineato il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, “Con i ragazzi i manganelli esprimono un fallimento”. Continuando ad agire in tal modo, il rischio è quello di scivolare verso un autoritarismo inaccettabile in una società democratica come la nostra.

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